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Cappucciocchio 
Nelle ultime settimane sono sempre più numerosi i casi di persone cadute nel fiume che divide Scemolandia da Storditolandia, senza più riemergere! Gli abitanti dei due paesi cominciano a preoccuparsi. Il comune si giustifica sostenendo che si tratti solo di spiacevoli coincidenze. “Ma guarda te a cosa dobbiamo ridurci! Meno male che tu sei un bambino in gamba vero?” disse una madre a suo figlio “sìssì certo mamma dubiti anche?!”rispose lui. Il bambino si chiamava Cappucciocchio. Aveva una nonna che abitava nel paese al di là del fiume, a cui voleva molto bene, però non aveva molto tempo per andarla a trovare perché era troppo impegnato a dire bugie; aveva una media di circa venti bugie al giorno e se ne vantava anche, per questo non aveva amici. Un giorno sua mamma gli disse che la nonna stava male e lui, spinto dall’affetto che provava verso di lei, decise di andare a trovarla e a portarle la merenda. Prima della partenza la mamma gli raccomandò di passare sul ponte e di non attraversare il fiume poiché troppo pericoloso. Cappucciocchio glielo promise ma bugiardo e testardo com’era decise di chiedere al suo amico Luciferosso una barca per attraversare il corso d’acqua. Purtroppo quest’ultimo aveva solo una barchetta mezza rotta, ma piuttosto che ubbidire alla madre e passare per il ponte si accontentò. Il bambino salpò, ed era contentissimo di esser riuscito a infrangere un’altra promessa. A metà del fiume Cappucciocchio sentì uno scossone e l’ ”imbarcazione” quasi si ribaltò; a quel punto il bambino si sporse per vedere se l’acqua era ancora agitata e tirò un sospiro di sollievo, nessun rumore  e nessun movimento. Nello stesso momento cominciò a crescergli smisuratamente il naso tanto da fargli perdere l’equilibrio e farlo cadere nel fiume. Il peso del naso lo portò sempre più giù fino a che non si trovò tra le fauci di una Balupis.  Pensava di essere solo e disperso nella pancia dell’animale quando vide un bagliore... In lontananza scorse un castello illuminato a giorno, in cui si stava svolgendo una festa. Si avvicinò e vide una donzella che correva inseguita da un principe volenteroso di aiutarla, la fanciulla perse una scarpa ma continuò ad avanzare. Le campane rintoccavano la mezzanotte e, piano piano il suo vestito diventava uno straccio. Il bambino non credeva ai suoi occhi gli sembrava di esser caduto in un libro. Contemporaneamente una carrozza molto elegante stava arrivando, si buttò in mezzo alla strada, il cocchiere fu costretto a fermarsi dicendogli: “Hei tu! Spostati non vedi che siamo di fretta?!” E lui rispose “mi scusi, è che mi sono perso ed ho bisogno di un passaggio… non è che potrebbe…ecco…” “Ma sì vieni, almeno sei un ragazzino educato!” Per la prima volta in tutta la sua vita si sentì orgoglioso.  Con molto stupore, cautela e difficoltà vista la misura del naso, dopo aver ringraziato, entrò e vide che c’era una persona che gli sembrava di conoscere e… era la fata Smemorina di Cenerentola!  Dopo averle raccontato tutta la sua storia Cappucciocchio non potè fare a meno di chiederle come fosse finita nello stomaco della Balupis e lei gli raccontò a sua volta che, dopo aver aiutato Cenerentola ad andare al ballo del principe, aveva deciso di fare una passeggiata lungo il fiume quando per sbaglio era inciampata e c’era caduta dentro, e con lei tutto il regno di storditolandia, dato che ne era la fata patrona. Quest’ultima, accortasi della misura del naso del bambino gli disse che avrebbe potuto far tornare normale il suo naso normale a patto che lui non avesse detto più bugie. Il ragazzino accettò anche se sapeva che per lui sarebbe stato molto difficile. Entrambi si addormentarono ancora nella carrozza perché erano molto stanchi, vista la situazione sgradevole in cui si erano cacciati. Nel frattempo la mamma, preoccupata perchè il figlio non era ancora tornato,  era andata  a cercarlo dalla nonna, ma quest’ultima non l’aveva visto. La madre a quel punto pensò che Cappucciocchio le avesse raccontato un’ altra delle sue bugie e continuò le sue ricerche arrivando fino spiaggia dove sfinita si addormentò. Il giorno dopo la fata e il bambino si svegliarono accecati da una luce abbagliante: il sole! Il bambino era ancora frastornato ma vedendo la mamma si tranquillizzò e le chiese spiegazioni su quanto era successo. Lei raccontò che un pescatore aveva fatto abboccare al suo amo la Balupis e l’aveva uccisa, poi le aveva tagliato lo stomaco scoprendo il regno e i suoi abitanti. Felici di essere stati finalmente liberati parteciparono tutti al matrimonio di Cenerentola col principe. Anche la nonna fu invitata e tutta la gioia e l’allegria della festa la guarì. E vissero tutti felici e contenti, forse, però da quel giorno Cappucciocchio non disse più neanche una bugia.
Francesca Macolino





MEGLIO AVERE  DEI FRATELLI O ESSERE FIGLI UNICI ?
La questione suscita opinioni contrastanti. Certo, il fatto di avere dei fratelli può voler significare che, per esempio, avrai sempre qualcuno con cui giocare, non ti annoierai mai, sarai sempre in compagnia. Se i tuoi fratelli sono più piccoli, io ne so qualcosa, puoi sottometterli e minacciare di far fare loro quello che vuoi, dispetti o scherzi, però puoi anche insegnare loro molte cose che tu sai già fare.
Se invece il fratello è più grande, non si può fare niente di tutto ciò, anzi dovrai essere tu che ti sottometti a lui per volere suo.
E’ anche vero che, se gli anni di differenza sono tanti, sarà difficile avere rapporti di gioco o di compagnia, perché le esigenze e gli interessi sono molto diversi. Qualche volta si cresce quasi come figli unici.
Con dei fratelli, però, talvolta non si riesce ad avere una vita privata, perché tutto è in comune e i momenti in cui vuoi stare da solo non vengono rispettati. La compagnia può essere piacevole, ma a volte un po’ fastidiosa.
Comunque, continuo a sostenere che essere figli unici non sia una bella cosa, anche se ammetto che ci siano vantaggi: quando ti regalano una cosa non devi dividerla con nessuno, hai l’attenzione dei genitori e dei parenti tutta per te, le scelte sono uniche e non devi dividerle con altri.
Però sei solo tutto il giorno, non hai nessuno con cui giocare o inventare storie fantasiose, spesso devi ricorrere agli amici.
Inoltre, penso che in qualche caso i figli unici siano viziati, perché hanno il permesso di fare quello che vogliono; talvolta sono prepotenti perché abituati ad avere tutto per sé e a non dividere nulla.
Gli psicologi sostengono che prendere un cane ai bambini agitati, timidi o figli unici può aiutarli ad essere meno prepotenti e a sentirsi meno soli.
Io, comunque, continuo a sostenere che è meglio avere un fratello, piuttosto che un animale, per essere in compagnia.
Francesco Vercellino



Intervista a Manzoni
Buongiorno, sono il famosissimo giornalista Filaferro Gabriele, ma molti di voi mi conoscere sotto il soprannome di "pinolo". Ho appena saputo che un mio amico scienziato ha inventato la desiderata "macchina del tempo", sfruttero questo marchingegno per essere il primo giornalista al mondo riuscito ad intervistare un uomo del passato, il mio soggetto sarà Alessandro Manzoni.
Sto per entrare nella macchina....
... Eccomi sono nel 1855 in questo momento l'autore dei Promessi Sposi a 60 anni. Grazie all'aiuto di un passante riesco a localizzare il celebre scrittore.
Io- Salve,  il mio nome è Pinolo e vengo dal futuro, precisamente dal 2010 e col suo permesso mi piacerebbe intervistarla.
M- Scusi ma sono un po' scioccato... Dunque ricapitolando lei vieni dal futuro e vorrebbe intervistarmi giusto? Be non ho nulla in contrario, perciò cominci pure con le sue domande.
Io-  Bene Iniziamo! Cosa mi può dire sui componenti della sua Famiglia, e che influenza hanno avuto su di lei?
M- I miei genitori sono Giulia Beccaria e il conte Pietro Manzoni, di conseguenza io sono il nipote di Cesare Beccaria, un famoso scrittore illuminista, e ne vado fiero! Ho un immagine molto positivi dei mie genitori, anche se c'è una cosa per il quale li rimprovero. Devi sapere che a sei anni fui mandato in collegio a Merate, età prematura a parer mio.
Io-  Dopo aver raggiunto tua madre a Parigi nel  1805 cosa è accaduto?
M- Quando ero a Parigi ho saputo da mia madre che il suo compagno era deceduto, in sua memoria ho scritto il Carme a Carlo Imbonati. Successivamente ho conosciuto molti intellettuali, scrittori romantici ed ecclesiastici, che mi hanno condotto al Cristianesimo, in particolare al giansenismo. Nella capitale francese conobbi sposai Enrichetta Blondelò.
Io- Durante il soggiorno a Milano ha scritto opere molto conosciute nel mio tempo. Può dirmi quali?
M- Sono molto felice che i miei scritti siano apprezzati nel futuro.A Milano ho scritto le odi di Marzo 1821, Il cinque maggio, gli Inni Sacri e Il conte di Carmagnola. Inoltre ho iniziato la prima stesura dei "Promessi Sposi".
Io- Dopo aver pubblicato la prima edizione dei "Promessi Sposi" nel 1842 e avendo partecipato alle lotte per l'indipendenza del Risorgimento, mi potrebbe dire secondo lei quando verrà il suo momento di andarsene?
M- Spero di vivere fino al 1875 in modo da compiere 90 anni.
Io- Mi dispiace ma lei morirà nel 1875. La ringrazio per la sua collaborazione, addiohhhh...
M- Venga qua brutto mascalzone!
Così si chiude la mia intervista, spero che vi sia piaciuta, alla prossima...
Matteo Agrofoglio

Sorrisina 
Un giorno, molto tempo fa,venne rapita la bellissima principessa di Smilecity, Sorrisina e tutto il popolo della piccola e incantata cittadina si preoccupo' molto.
Ben presto si scopri' che erano stati i terribili Ghiri-Gori a rapirla, guidati dalla sorellastra di Sorrisina, Bruttola, che essendo poco attraente, antipatica e gelosa della sorella avrebbe voluto eliminarla una volta per tutte. E' per questo che mi chiamarono; anche se sono un bambino i cittadini pensavano infatti che sarei stato in grado di salvare la principessa. Per fortuna mi diedero dei compagni d'avventura: un bellissimo drago ….. scusate...una bellissima femmina di drago di color oro brillante chiamata Luce; una tigre tutta bianca chiamata Neve; infine un cane molto particolare alto e intelligente chiamato Lucky ossia Fortunato.
Facemmo subito  tutti amicizia. Per arrivare alla città dei Ghiri-Gori avremmo dovuto superare due paesi: il paese del Ragno gigante e quello dei Troll.
Dopo aver preso la mappa partimmo per questa avventura.
Arrivati davanti all'ingresso del paese del Ragno gigante ci sembrò di aver cambiato pianeta: c'erano ragnatele da tutte le parti e una puzza tremenda. Decidemmo di volarci sopra grazie a Luce.
Piu' o meno a metà paese, però, ci arrivò addosso una ragnatela gigante che ci fece precipitare a terra. Qui ci venne subito incontro il bruttissimo e grandissimo Ragno puzzolente, cosi' incominciammo a scappare. Il mostro però era più veloce e così poco dopo ci catturò con una ragnatela. 
Ci avvisò che ci avrebbe mangiato tutti e che io sarei stato il primo a finire nella sua bocca. 
Proprio in quel momento arrivò una farfalla gigante che si sacrificò per noi.
Mentre il Ragno era impegnato a catturarla e a mangiarla, io mi liberai grazie alla mia spada con cui subito dopo tagliai le ragnatele che bloccavano i miei compagni e, senza far rumore, ce ne andammo via tutti sani e salvi. In questo modo il Ragno non sarebbe stato in grado di riprenderci.
Era arrivato il momento di entrare nel paese dei Troll; anche qui l'odore non era dei piu' gradevoli!
Per nostra fortuna le terribili creature che abitavano in quel posto erano ormai poche ma non fu comunque facile sconfiggerle. Erano una dozzina e ci fu subito uno scontro diretto.
I miei compagni ed io avevamo ognuno tre bestioni da sconfiggere. Io riuscii a ucciderne uno, pero' gli altri due mi bloccarono.
Improvvisamente vidi Neve e Lucky sconfiggere facilmente i Troll e venirmi in aiuto. Alla fine, abbattuti i mostri e saliti tutti in groppa a  Luce, ci dirigemmo verso il paese dei Ghiri-Gori.
Arrivati lì vicino dovemmo superare una muraglia di rovi e una grotta piena di vampiri.
Finalmente ci trovammo di fronte alla fortezza della regina Bruttola.
Dopo una lunghissima e sanguinosa lotta riuscimmo prima a sottomettere i  Ghiri-Gori rimasti, poi a catturare la regina cattiva e infine a liberare Sorrisina.
Tornati a Smilecity la principessa organizzò una bellissima cerimonia durante la quale mi nominò “cittadino d'onore di Smilecity”.
Matteo Piombo



La droga e i giovani

Perché i giovani si drogano? È una delle domande che si pongono milioni di persone. Non si può dire di certo che assumere sostanze stupefacenti sia un bene, qualcosa che aiuti in qualche modo il nostro organismo. Per prima cosa bisogna dire che una sola pasticca di qualunque droga brucia moltissimi neuroni. Però questo ai giovani non interessa: l’importante secondo loro è provare emozioni fortissime che senza droghe non riuscirebbero a sentire. Ciò che conta è andare in fibrillazione e vivere stati d’ animo unici, sentirsi importanti e potenti. Si può arrivare fino a non avere più il controllo del proprio corpo e arrabbiarsi per qualsiasi cosa. Però i ragazzi non si sono mai sentiti più vivi e attivi come in quel momento. Credono di essere capaci di fare qualsiasi cosa, alcuni dopo aver ingerito una sostanza stupefacente tornano a casa guidando, consapevoli di avere i riflessi lenti con il rischio molto alto  di fare un incidente e quindi di uccidere se stessi e gli altri. Alcuni ragazzi o ragazze assumono sostanze stupefacenti solo per il semplice motivo che tutti i propri amici lo fanno e considerano chi è contrario “uno sfigato” che non rischia e non si sa divertire. Moltissime persone muoiono per aver assunto queste sostanze, eppure le pasticche vengono ancora comprate. Ovviamente non si può contare sugli spacciatori per fermare questo traffico. Per loro è un guadagno facile e rapido. Esistono però anche spacciatori tra gli studenti che vendono la droga anche nella propria scuola a coetanei spesso minorenni. Il traffico di droga è uno dei mercati più grandi e potenti che esistano, per questo fino ad ora non si è ancora riusciti a eliminarlo. Fortunatamente esistono le forze dell’ ordine che da anni combattono il traffico di droga facendo piano piano passi avanti. Esistono anche strutture in cui volontari aiutano le persone che desiderano non assumere più sostanze stupefacenti.
Allora alla domanda “perché i giovani si drogano” esiste solo una risposta: per eliminare la stanchezza e provare emozioni fortissime che li fanno sentire vivi e importanti. Possiamo solo sperare che un giorno finiscano i giorni in cui i ragazzi riescono a divertirsi solamente attraverso le pasticche.
Simona Bagnasco